Ho composto la “Canzone di speranza” verso la fine degli anni '70. Il punto di partenza sono state alcune brevi storie “incomplete”, che mio padre mi ha raccontato sulla sua giovinezza come combattente per la libertà durante il periodo 1943-45 in Jugoslavia. “Incomplete” perché Augusto non riusciva a dire tutto ciò che aveva vissuto come giovane partigiano tra i suoi diciassette e i diciannove anni. Mi ricordo che il suo racconto, mentre raccontava, spesso si trasformava in pianto, ricordando gli orrori di quel periodo. Solo molti anni dopo (quando Augusto compì 90 anni) dovetti trattenere io le lacrime quando cominciai a leggere i suoi ricordi degli anni della guerra.
Sergio Marini, figlio maggiore di Augusto Marini.
CANZONE DI SPERANZA.
Le urla si sentono da porta a porta.
Il soldato tiene il passo e fa onore
quando il boia insanguinato
sporca di nuovo le sue stesse orme.
E fuori il sole passa di porta in porta
e schiaccia un'altra speranza
nel sogno di Maria, che piange con cautela
e si inginocchia pazientemente ancora una volta.
Nelle strade, la gente va e viene
dalla piazza per leggere
le nuove regole.
Da adesso impiccheranno altri
cosicché l'onore di un uomo
può essere tenuto in vita un giorno ancora.
Il silenzio vaga di porta in porta.
Solo il boia sa dove morirà il prossimo
cammina con sicurezza
molti si svegliano controvoglia di nuovo.
E fuori le ombre vanno di porta in porta
con nuovi pensieri, nuove speranze
di quelli che, nascosti,
combattono contro il potere finché non l’avranno distrutto.
Nelle strade, la gente va e viene
dalla piazza per leggere
le nuove regole.
Se ne impiccheranno altri
l'onore di un uomo
non dovrà essere tenuto in vita per un giorno in più.