Dalla Postfazione del libro "Bandito - diario partigiano di Augusto Marini", di Luciano Marini.
Fin dall’immediato dopoguerra Augusto Marini, mio padre, ha avvertito la necessità di preservare la memoria degli eventi in cui fu coinvolto. Questa esigenza si è tradotta sia nella raccolta di documenti, che nella redazione di appunti di carattere diaristico. Una volta formata una famiglia, le vicende di Augusto sono divenute il testo di una sorta di leggenda costitutiva in cui genitori e figli hanno riconosciuto una propria identità, resa oltremodo ineludibile considerando che anche la moglie, mia madre Rosalija, era stata una staffetta partigiana.
Negli anni, documenti e appunti si sono accumulati però senza strutturazione. Più il tempo passava, più il materiale aumentava, rendendo sempre più difficile un suo eventuale ordinamento. In ogni caso Augusto ad un certo punto si mise alla scrittura, prima a mano, poi con una macchina da scrivere e infine con un computer recuperato in un ecocentro del paese, sommando il tutto in un unico lungo testo di ricordi. Dal testo risultante da questa sommatoria di ricordi e documenti io, il figlio minore, ad un certo punto misi mano a questo insieme. Forte della memoria sedimentata di famiglia e dell’efficace, insolita presenza intellettuale del padre, revisionai completamente il testo di Augusto anche sotto il profilo cronologico della successione degli eventi e ordinando la documentazione. Da questo lavoro, durato molto tempo, è uscito un primo libro, "E per la strada il partigiano va", pubblicato il 22 settembre 2015, giorno del novantesimo compleanno di Augusto. Questo testo si caratterizza per una forte emotività e per il carattere incostante delle sue memorie raccontate. Vi dominava la volontà di dare un senso complessivo a delle vicende private, ma anche il bisogno di condividerne le implicazioni collettive, di valore. Da qui deriva una forma espressiva fortemente ancorata all’oralità, all’enfasi, al ricordo sentito, piuttosto che alla consequenzialità storica. Come indicavo già nella premessa del libro citato, all'epoca abbiamo volutamente conservato alcune ruvidezze del testo, seppure ampiamente già rimaneggiato, anche per conservare un racconto che per moltissimi anni è stato orale e solo infine scritto.
La presente edizione risulta da una completa riscrittura del testo da parte di Mauro Caselli. Inoltre, le vicende narrate sono state integrate da particolari, precisazioni, eventi che erano stati dimenticati, o semplicemente accantonati, e che sono riemersi nei lunghi colloqui che Caselli ha avuto con Augusto. Il testo presentava ancora alcune incoerenze nell’individuazione temporale degli eventi e diverse inesattezze relative ai personaggi citati, che nella stesura iniziale non ero riuscito a carpire. Si trattava di intoppi del ricordo, di riordinamenti emotivi della memoria che un controllo storiografico, a volte piuttosto complesso, ha consentito all’autore di sistemare in modo corretto. Il testo infine, è stato corredato di note di carattere storiografico che approfondiscono e contestualizzano la dimensione individuale in un più ampio orizzonte.
Credo sia giusto infine dire che la storia personale di mio padre Augusto e di mia madre Rosalia, diventata poi la storia di noi fratelli Sergio, Sonia, Roberto, Marino e Luciano, oltre ad essere particolare ed avvincente, può insegnare molto, soprattutto in termini di valore del pensiero e delle personalità. Questa Storia (per noi con la S maiuscola) è poi diventata la nostra cultura ed il nostro modo di essere nel mondo: sicuramente non banditi, ma sicuramente cosmopoliti e di pensiero antifascista.
Si chiama impriting.
A noi tutto questo ha sempre fatto riflettere molto e per questo credo sia utile raccontarlo ad altri.
Mirano (VE) marzo 2018
Luciano Marini